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Ricordando Franco Bianco - "tenace mediatore" (S. Poggi) fra cultura italiana e filosofia tedesca del Novecento - il volume vuole invitare alla memoria non enfatica e acquiescente, ma critica e consapevole, ricavando dalle riflessioni dello studioso romano scomparso domande da disseminare nella coscienza della modernità. In questa direzione vanno i saggi dedicati a Weber (M. Miegge, C. Tuozzolo, A. Bernardi): ripensare la condizione antinomica della ragione, che vede l'accrescersi del suo dominio e nel contempo l'indebolirsi del suo potenziale di certezza e oggettività. Abbiamo veramente superato il potenziamento depotenziante della ragione, del logos occidentale? Questa la domanda discussa nei saggi dedicati a Gadamer (A. C. Sangiorgi) cercando più vie d'uscita: nel platonismo (M. Failla) e nell'hegelismo (M. Riedel), insiti nella difesa gadameriana dei logoi. Il problema del finito è posto anche dalle attuali riflessioni fenomenologiche, testimoniate dal saggio di B. Waldenfels sulla "responsività" e da quello di G. Baptist sulla categoria della Vermöglichkeit. Sempre entro l'orizzonte della memoria critica, fondamentale è la domanda posta da C. Esposito: Heidegger è un filosofo ermeneutico? Se con Bianco si può rispondere che Heidegger "proprio radicalizzando l'ermeneutica in senso ontologico, paradossalmente ne decreta l'impossibilità", la domanda trova sviluppo indagando le radici fenomenologiche del paradosso heideggeriano (P. Rebernik).